Il dibattito tra vino biodinamico e vino naturale è spesso avvolto da una certa ambiguità, perché entrambi condividono l’idea di una viticoltura più rispettosa e di una vinificazione meno invasiva. Eppure le differenze esistono e riguardano soprattutto la filosofia agricola e il modo in cui il vignaiolo interpreta il proprio rapporto con la terra. La biodinamica nasce da un approccio agronomico strutturato, basato sui principi di Rudolf Steiner: si lavora per mantenere la vigna come un organismo vivente, si utilizzano preparati specifici, si segue il calendario lunare e si cerca un equilibrio armonico tra suolo, pianta e ambiente. È una visione che vede il vigneto come un sistema complesso che va curato con interventi mirati, spesso manuali, e con una forte attenzione al ritmo naturale delle stagioni. In cantina, chi lavora in biodinamica tende a limitare gli interventi, privilegiando fermentazioni spontanee e un uso contenuto dei solfiti, ma senza rifiutare completamente alcune pratiche se necessarie a garantire stabilità e integrità al vino.
Il vino naturale invece non parte da un modello agricolo codificato, ma da un’idea di sottrazione. L’obiettivo è ridurre al minimo ogni intervento umano, sia in vigna sia in cantina, per lasciare che il vino esprima l’impronta del territorio senza filtri. La viticoltura è quasi sempre biologica o biodinamica, ma ciò che caratterizza il naturale è il processo di vinificazione: nessun lievito selezionato, nessuna chiarifica, nessuna correzione tecnica e solfiti usati in quantità estremamente ridotte o addirittura assenti. Questa scelta può portare a vini più selvatici, dinamici e talvolta imprevedibili, ma capaci di trasmettere una sincerità che chi li ama considera insostituibile. La differenza con la biodinamica, quindi, non è tanto nella sensibilità verso la natura, quanto nel grado di libertà che si concede al vino nel momento della trasformazione.
Per molti appassionati le due categorie finiscono per incontrarsi: molti produttori biodinamici lavorano in modo molto vicino ai naturali, mentre diversi vignaioli naturali adottano principi biodinamici in vigna pur senza certificazione. Ciò che li accomuna è la volontà di restituire un vino che parli di terra, di stagione, di vita. Eppure resta importante riconoscere che il biodinamico è fondato su un sistema filosofico preciso, mentre il naturale si basa più sulla fiducia nella spontaneità della materia prima e nella sua energia intrinseca.
Da EnoMezcla cerchiamo di raccontare queste sfumature attraverso la nostra selezione. Abbiamo etichette biodinamiche che esprimono eleganza, equilibrio e una profondità legata al lavoro attento in vigna; e vini naturali che sorprendono per vitalità, immediatezza e carattere. Non proponiamo categorie come dogmi, ma esperienze diverse da vivere nel bicchiere. Il nostro obiettivo è accompagnarti nel capire come queste filosofie si traducono nel gusto, nella struttura e nelle sensazioni che ogni sorso può regalare.
E quando assaggi un vino sul nostro lungomare, con la brezza che arriva dal mare di Bari e il ritmo lento delle onde che accompagna la degustazione, tutto diventa più chiaro. Il calice non è solo un prodotto agricolo, ma un frammento di mondo che si apre davanti a te. A EnoMezcla amiamo creare questo tipo di momenti: un luogo dove il vino biodinamico e quello naturale non sono etichette, ma punti di partenza per un viaggio sensoriale, da vivere con calma, curiosità e meraviglia.


